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Have you ever tried to convey the feeling of walking through your favorite park? Or have you wanted to create a virtual tour of your business to attract customers? Well, starting today, it’s now possible for you to build your own Street View experiences to do just that”.

Evan Rapoport, Google Maps Product Manager

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Dove la flotta di Google Car non arriva, arrivano le persone. A piedi, in bici, con intenti naturalistici o speculativi, da oggi chiunque può contibuire ad arricchire di immagini Google Street Views.

Lo ha annunciato pochi giorni fa in un post nel blog ufficiale (qui) Evan Rapoport, Product Manager di Google Maps. Per rendere tutto questo possibile Google ha regalato una nuova feature alla sua community appassionata di foto sferiche e ha reso il processo di pubblicazione da parte degli utenti delle foto su Street View il più facile possibile.

Usando un qualsiasi device Android e l’App Photo Sphere, chiunque può pubblicare su Street View una sequenza di immagini che restituiranno un incredibile panorama o un percorso tra le bellezze della propria città. La novità è che il processo di upload è diventato semplicissimo grazie all’interfaccia intuitiva che collega le singole immagini alla mappa creando un insieme definito Constellation.

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Con questa novità su Street View, Google continua a mappare il mondo con foto sempre più dettagliate. Le nostre.

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Fonti: TechnoBuffalo, Crowdsourcing.org, GoogleMaps blog.

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Project Third Eye demonstrates that together we can change lives. I believe It’ll open more than just eyes, it’ll open hearts.”

Michael Tan, Executive Director
Society of the Visually Handicapped, Singapore.

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StarHub Mobile è una delle maggiori telco di Singapore con oltre 2.2 milioni di utenti (su un totale di 7.4 milioni) in una nazione che conta poco più di 5 milioni di abitanti.
Third Eye Project – uno dei progetti più partecipativi di quelli presentati al 60° Festival della Pubblicità di Cannes – per essere efficace ha proprio bisogno di una base di utenti così grande. Vediamo come.

Il Third Eye Project cerca di coinvolgere tutti gli utenti di StarHub (ma anche quelli di altre compagnie) in un progetto di micro-volontariato che va oltre alla Corporate Social Responsability. Crea infatti una sinergia speciale non solo tra il brand e i propri clienti, ma anche tra quelli più fortunati e quelli che lo sono meno, come quelli affetti da minorazioni della vista.
Non è uno dei doveri principali di una telco mettere in comunicazione persone diverse?

Studiato per contrastare l’isolamento sociale sperimentato da chi non può vedere, il progetto cerca di colmarlo grazie alla descrizione del mondo a cura di migliaia di volontari che operano in crowdsourcing grazie a una App per iOS e Android e alle funzioni di accessibilità degli smartphone.

La video case history, è molto chiara.

Il meccanismo attraverso il quale i minorati della vista affidano al crowdsourcing la loro percezione del mondo è molto semplice, come avete visto.

Grazie all’App l’utente scatta un’immagine di qualsiasi cosa con un tocco. L’immagine è immediatamente condivisa alla rete di micro-volontari che invia la descrizione all’utente che ne potrà usufruire grazie alla funzione text-to-speach.
Per prevenire gli abusi Third Eye adotta le policy delle community di Facebook e YouTube e i volontari sono privati di ogni responsabilità potendo riportare usi fraudolenti e risposte calunniose.

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L’iniziativa trasforma l’onnipresenza dei device mobile in un vero social network che rende più luminosa e colorata la vita di migliaia di persone grazie a scampoli di tempo libero.

StarHub Mobile ha 2.2 milioni di abbonati. Fate voi il calcolo di quanto tempo si potrebbe dedicare al progetto se ognuno di loro partecipasse per solo 10 secondi al giorno.

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Il progetto è a cura di DDB Group Singapore e ha vinto un Silver Lion nella Categoria Mobile dei Cannes Lions 2013. Video e immagini sono tratti dalla case history pubblicata dall’agenzia.

Il fenomeno dei Graffiti tag è sicuramente controverso.

Per alcuni sono opere d’arte. Per molti cittadini qualcosa che deturpa le loro proprietà e le città. Per gli autori – dicono i sociologi – un segno di autodeterminazione. Per la Contea di Orange un costo di pulizia da 5 milioni di dollari (per il Ministero della Giustizia statunitense è una sberla da una decina di miliardi di dollari l’anno a livello nazionale). Per lo Sceriffo di Orange County un problema da risolvere.

Come fare? Inventando il TAGRS, il Tracking and Automated Graffiti Reporting System un sistema che coinvolge cittadini e rappresentanti della legge per ‘taggare’ i ‘tag’ dei graffitisti.

Una richiesta di delazione informatica al servizio della legge grazie a un’applicazione per smartphone Android che geolocalizza, scheda e invia le informazioni a un database.

Uno strumento utile alla cittadinanza per segnalare la posizione, le dimensioni del graffito e inviare la sua immagine; utile alla polizia per identificare i colpevoli grazie ai dati presenti nel db (incrociando tecnica, moniker e trend di realizzazione dei graffiti); utile ai contractors che si occupano della pulizia dai tag, che possono determinare immediatamente il colore utile per coprire il tag e a quantificarne il costo e la mano d’opera necessaria.

Il programma TAGRS (anche su Facebook nella pagina del suo creatore) ha avuto successo. Ha castigato writers recidivi, ridotto i costi di pulizia ma soprattutto l’interesse dei giovani in questa pratica, lo dice il Magazine del Dipartimento dello Sceriffo di Orange County. La storia di tutto il programma è invece in The OC Sheriff Blog.

Nel marzo 2011 anche la Polizia di Los Angeles ha aderito al programma. A quando l’adesione (o la replica) di qualche città italiana?

Occhio ragazzi!

Se volete invece taggare oggetti e pareti senza creare nessun danno, c’è un’App creata dal canale televisivo inglese Channel 4!

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