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2 anni fa in questi giorni moriva in circostanze poco chiare Michael Jackson, il Re del Pop.
La radio belga Studio Brussel, a solo una settimana dalla prematura e improvvisa scomparsa, decideva di commemorarlo con un’iniziativa partecipativa.
Nasceva così il sito interattivo Eternal Moonwalk realizzato dall’agenzia Mortierbrigade di Brussel.

Ai fan veniva richiesto di caricare un video, dove veniva richiesto come omaggio al loro idolo, di interpretare il Moonwalk, il passo di danza reso celebre da Michael. Potevano farlo in qualsiasi modo – lo si vede nel video – per creare il più lungo Moonwalk della storia. Unica condizione eseguirlo da destra verso sinistra.

Più di 15.000 film uploadati, più di 45 chilometri di moonwalk. 3.960.000 visitatori unici da tutto il mondo, record di tweet per 3 giorni, più di 120.000 recensioni nei blog, 1.850.000 ricerche su Google, più di 7 minuti spesi mediamente nel sito.
Segno che quando i fan ci si mettono, ottengono risultati straordinari.

Per gli amanti dei premi, ricordo che nel 2010, Eternal Moonwalk ha vinto un Gold Lion nel Direct e un Silver Lion nel Cyber al Festival Internazionale della Pubblicità di Cannes.

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La rete non è nuova a videoclip collaborativi realizzati da band e musicisti insieme ai propri fan.

I Subsonica li hanno fatti ballare a modo loro su YouTube, i Sour, che sono giapponesi, hanno chiesto coreografie molto più ordinate, la band olandese C-Mon & Kypsky ha promesso invece one frame of fame a tutti quanti.

Al centro di tutti questi progetti – oltre a un premio affascinante – ci sono sempre una regia complessa e una tecnologia facile come la webcam: facile da attivare, a portata di mano e capace di scatenare meccanismi semplici destinati alla popolarità.
Nel progetto della band di Utrecht il meccanismo semplice è questo:

We’ll show you a frame from the video. All you need to do is to copy the pose with your webcam”.

Chiaro no? All’inizio il video era composto solo dalle pose dei 4 componenti della band. Via via che gli utenti copiavano e le registravano via webcam grazie a un tool nel sito del progetto, il videoclip si arricchiva della partecipazione di migliaia di persone creando versioni sempre più aggiornate. Una nuova ogni ora e un risultato corale sempre più spettacolare. Sono d’accordo con gli ideatori che questo è:

Crowdsourcing at its best”.

Ad oggi nel video sono presenti 32.788 fan e il progetto è ancora in corso, quindi se volete partecipare (o vedere l’ultima versione) del neverending video di ‘More Is Less’ non fate i timidi e cliccate qui.

Il Crowdfunding è descritto come un processo di cooperazione collettiva da parte di un gruppo di persone che finanziano con il proprio denaro gli sforzi, i bisogni, le idee di persone e organizzazioni.
Ovviamente per ottenere i finanziamenti, oltre ad avere una buona – o nobile idea; bisogna suscitare attenzione per il progetto e fare in modo che gli altri abbiano fiducia di noi. Se no chi ci finanzia?

Spesso il Crowdfunding è stato di supporto all’arte – soprattutto cinema e musica indipendente – e alle tragedie umanitarie. Ma ha anche finanziato start-up innovative, campagne politiche, progetti di ricerca, creazione di software, nuovi giornali e addirittura piattaforme di Crowdfunding, come l’italiana Eppela, appena nata.

Ma facciamo un passo indietro. I primi ad utilizzare il Crowfunding come supporto a progetti artistici sono stati i fans americani della band Marillion (una delle mie band mitiche, anche loro sempre vicini a nuove tecnologie e nuovi linguaggi), che nel 1997 hanno finanziato un intero tour raccogliendo 60.000$ via Internet. Il sistema ha funzionato così bene che con questo metodo la band inglese ha iniziato a produrre tutti i suoi album, chiedendo semplicemente alla band di comprarlo in anticipo. Così sono stati prodotti Anoraknophobia, Marbles e Happiness Is the Road, per quest’ultimo album, “nel mese di luglio 2008 una versione del debut single Whatever Is Wrong with You venne offerta in download gratuito dai Marillion e fu oggetto di un’originale trovata promozionale: i fans avrebbero potuto vincere 5000 sterline realizzando uno o più video ispirati al brano e caricandoli su YouTube. Il premio sarebbe stato attribuito al video più visto dagli utenti”. Wikipedia parla di trovata promozionale, i Marillion, voglio sperare, pensavano al coinvolgimento dei propri fan per la realizzazione del video che sarebbe diventato poi “ufficiale” grazie al loro endorsement. E una giusta ricompensa.
Nel 2004 è stato per la prima volta utilizzato nel cinema, raccogliendo sempre via Internet i fondi per la realizzazione del film francese Demain la Veille (Waiting for Yesterday) e del documentario americano The Age of Stupid.

Visto che Internet era il luogo ideale per la realizzazione di raccolte di fondi, incominciarono a nascere piattaforme online a questo scopo. E qui la storia diventa recente.
Attualmente di queste piattaforme ne esistono diverse, con caratteristiche e modalità differenti. Le più note sono la canadese Ulule, Kickstart, le italiane Kapipal e Eppela, ma anche Fundable e Chipin (tutte queste offrono i propri servizi in cambio di una percentuale), Prosper (che si basa sul principio del microlending) Kiva e Firstgiving (che si occupano del microfinanziamento di progetti nei paesi in via di sviluppo). Dall’Italia arriva anche YouCapital che finanzia progetti di ricerca di giornalisti e blogger. Causes invece è legata al mondo di Facebook ed ha realizzato oltre 300mila progetti soprattutto nel sociale.

Tutte le piattaforme si basano su semplici principi: spiegare il progetto alle persone (e qui intervengono i social network e le iniziative personali per promuovere i progetto), decidere quanto serve per finanziare il progetto motivandolo, e decidere una data oltre la quale la raccolta fondi deve considerarsi conclusa. E non cancellare mai il contenuto della richiesta di finanziamento.

Quello che mi piace del Crowdfunding è il reward riconosciuto alla community – a meno che non si tratti di charity – perchè c’è sempre qualcosa di speciale in cambio. Le band offrono brani in anteprima o edizioni speciali del disco, i filmaker la prima, gli sviluppatori di game o applicazioni per il mobile offrono oltre l’anteprima dei loro prodotti, addirittura apparizioni speciali dei donatori nei propri prodotti. E così via, ma ne riparleremo.

La rete è dare e avere, il crowsourcing rende questo visibile e palpabile. Quindi, se abbiamo un idea per la testa ma non abbiamo i fondi per realizzarla, perchè non chiedere l’aiuto degli altri?

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Ideato nel 2009 dopo un paio di esperimenti altrettanto affascinanti (In Bb e Marker Music)  da Darren Solomon per Science of Girls, Bb 2.0 è un progetto di musica/parole sviluppato grazie al contributo degli utenti.

Darren ha chiesto a chi voleva partecipare al progetto, di pubblicare suYouTube dei video con delle semplici regole: cantare o suonare rigorosamente in Si bemolle maggiore, aspettare 10 secondi prima di iniziare, realizzare 1-2 minuti di video con semplici tessiture musicali, senza tempo e groove.

Nel sito Inbflat, 20 video realizzati dagli utenti, possono essere ascoltati in simultanea con risultati magici, inaspettati e ogni volta diversi. Le istruzioni sono semplicissime: play these together, some or all, start them at any time, in any order. Vale davvero la pena provare a suonare il proprio video.

Buon divertimento.

Nel gennaio del 2010, dopo l’esperimento del videoclip di Eden (ne parlo qui), i Subsonica nel loro gruppo Facebook scrivono un post ai fans:

“ed3n2: lo facciamo un esperimento? prendete il vostro pezzo preferito. Ballatevelo davanti alla vostra telecamerina o webcam o qualunque cosa che riprenda. Caricatelo su un account youtube con la tag ed3n2. poi capirete perchè……”.

Era il lancio ai propri fans di Ed3n2, la piattaforma su cui chiunque può caricare il proprio video “danzante” per creare una versione completamente interattiva e “democratica” del clip di Eden.

L’utente registra un video mentre balla il proprio pezzo preferito, lo carica su YouTube ed inserisce il tag ed3n2.

L’applicazione (nata da un’idea di Alessio Granata, progettata e sviluppata da DeeMo e Tomaso Neri) riconosce i video con il tag e crea un video user-generated.
Al termine della visualizzazione ogni utente può introdurre il link di Youtube del proprio contributo in modo che sia incluso; di ogni particolare versione ottenuta si può avere un url specifico da pubblicare e condividere.

Perfetto. Spesso le grandi idee nascono da cose semplici come è in questo caso, dove un semplice tag nasconde in realtà, un potere enorme.