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E’ stato lanciato il 26 giugno il progetto Build with Chrome, un grande progetto partecipativo di co-creazione in 3D che vede (ancora una volta) protagonista i mattoncini LEGO.
Il futuro di questo brand sta passando davvero dalla co-creazione e dall’innovazione, soprattutto nei media digitali (come ho già scritto qui) ed un esempio è questo recente progetto, semplice ed efficace.

Ma vediamo il video di presentazione:

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Dal video non si capisce molto, sarete d’accordo con me, è solo un video promo.

Quello che ci manca per capire perchè questo è un vero progetto collaborativo è perchè prima non sarebbe stato possibile ce lo spiega Lockey McGrath, Product Marketing Manager di Google Australia e Nuova Zelanda:

Build may look simple, but this collaborative 3D building experience would not have been possible a couple of years ago. It shows how far browser technology has come and how the web is an amazing platform for creativity. We made the bricks with WebGL, which enables powerful 3D graphics right in the browser and demonstrates the upper limit of current WebGL graphics performance.  We then mixed in Google Maps (another Aussie invention) so you can put your creation in a LEGO world alongside everyone else’s.

Nonostante il video che non spiega le intenzioni dei creatori, il progetto ha impegnato Google Chrome e LEGO Australia per diversi mesi e fa parte di uno dei tanti Chrome Experiment (qui li trovate tutti).
E’ comunque l’unico che punta a creare la più grande costruzione virtuale realizzata con i LEGO con 8 trilioni di mattoncini a disposizione! E se tutto questo sarà possibile sarà solo grazie alla collaborazione.

Ma torniamo appunto a noi. Il primo obiettivo del progetto è dimostrare che ogni monumento, casa, ponte, cittadino, animale, auto (ma anche un castello medievale, un mostro sorridente o un cursore gigante) può essere realizzato con i LEGO; quello invece di Google Chrome è dimostrare che grazie alla grafica 3D, il browser è qualcosa di più evoluto e potente rispetto al passato.

Sono andato quindi nel sito (qui) utilizzando Chrome come browser ed ho cliccato su Build.

Ecco cosa è successo. Mi è stato assegnato un appezzamento di terra e grazie a un tool davvero ben fatto ho incominciato a costruire.
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Mi sono fermato subito, ma se volete un esempio di come funziona il tool guardate il video che segue. Sicuramente avrei voluto costruire un ponte, ma nel mio appezzamento, neanche un fiume…

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Le costruzioni più fantasiose vengono pubblicate settimanalmente anche nella pagina di Google+ di Google Australia (qui).

In futuro probabilmente il progetto sarà esteso a tutto il mondo e chiunque di noi potrà costruire un progetto reale o di fantasia nella zona del mondo che preferisce.

Attendiamo. Chi vivrà, costruirà!

Ieri sono stato invitato a partecipare a un mini-workshop organizzato da Trivioquadrivio, CFMT e Loccioni all’interno di Let’s Co, How collaboration changes our business – un evento collaborativo progettato e gestito a più mani per diffondere la cultura e gli strumenti della collaborazione in azienda – dove ho sperimentato le basi del metodo LEGO Serious Play.

LEGO Serious Play è infatti una metodologia di sviluppo organizzativo fondata sull’impiego dei kit prodotti dalla Lego, allo scopo di facilitare le pratiche manageriali. L’obiettivo principale di LEGO Serious Play è quello di condurre i partecipanti a “costruire con le proprie mani” un modello tridimensionale del proprio problema, sia esso di carattere strategico, operativo o relazionale. E cercare, ovviamente, di risolverlo grazie ai mattoncini LEGO.

Dal comunicato stampa di Trivioquadrivio (potete scaricarlo qui) sulla metodologia:

I mattoncini Lego invitano, per così dire, a pensare con le mani, a costruire un modello tridimensionale del problema e attribuire una forma riconoscibile e condivisa a ciò che si è abituati ad esprimere solo con le parole. Quando sono le mani a rappresentare i problemi la mente si trova in grado di affrontarli molto meglio creando inedite visioni del mondo e nuove occasioni di collaborazione e di confronto.

Questa è in sintesi la metodologia: maggiori informazioni le trovate nel sito ufficiale di LEGO Serious Play (qui), nel sito di Trivioquadrivio (qui) e nella voce di Wikipedia (qui), dove si parla anche delle origini e dei suoi creatori. Le infinite applicazioni del metodo le trovate invece qui.

I ragazzi di Trivioquadrivio, Certificate Partner di LEGO Serious Play dal  2003, in occasione di Let’s Co e della Milano Design Week 2012, hanno voluto applicare il metodo dei mattoncini alla collaborazione. Potevo non andare a vedere?

Alle 17 abbiamo iniziato; erano anni che non toccavo i LEGO.

Nel gruppo eterogeneo, oltre a me, c’erano imprenditori, architetti, giornalisti, graphic designer, architetti e resposabili di marketing. Il nostro facilitatore, Enrico Marra, ci ha subito proposto 3 esercizi che riguardavano la costruzione di 3 modelli, e con metodologia diversa l’attribuzione di descrizioni metaforiche e la condivisione con il gruppo della propria fantasia creativa o narrativa.

Il terzo esercizio riguardava la costruzione di un modello che fosse la rappresentazione del collega meno collaborativo. Ho messo su una base due omini Lego, uno che salutava e l’altro no e ho costruito un muro a dividerli oltre a delle pareti senza uscita a quello meno collaborativo. Il significato era banale: le persone meno collaborative sono quelle che non solo mettono un muro tra te e loro, ma ne costruiscono anche uno attorno ad essi, come a evitare la condivisione di successi o problemi da risolvere.

Poi siamo andati oltre: rappresentare cosa era per noi la collaborazione. Questo il mio modello, raffigura 3 persone i tre luoghi diversi che per collaborare hanno unito le loro “isole”, hanno creato uno spazio comune per incontrarsi (rappresentato dall’obbiettivo: l’albero verde) e si sono pure dotati di wi-fi per comunicare meglio.

Mi è stato chiesto di dare un nome alla mia rappresentazione di collaborazione (ho scelto “network”, ovviamente) e poi Enrico ci ha chiesto di discutere tra noi e creare un unico modello collaborativo.

Abbiamo creato questo:

Il significato del modello collettivo, considerando la metafora legata a ognuno dei modelli individuali e la discussione che ne è scaturita, è questo: il dono della collettività, la conoscenza che deriva dalle caratteristiche e dalle capacità dei singoli, si muovono insieme per raggiungere lo stesso traguardo.

A seguire trovate un video che documenta le considerazioni del gruppo sulla costruzione del modello.

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A questo punto ci è stato chiesto di creare degli “agenti” che potessero migliorare il nostro modello collaborativo.

Nel video che segue, Enrico Marra spiega la funzione degli agenti.

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In 10 minuti abbiamo creato ponti, macchine che ci facessero ricordare la gioia, i sorrisi, il gioco, elementi fondamentali di un progetto collettivo. Abbiamo anche ribadito la necessità di un linguaggio comune: io ho pensato al wi-fi gratuito per tutti!

Nel video che segue trovate le spiegazioni di tutti gli “agenti”, il mio intervento al minuto 7,00.

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Questo il modello finale, composto dai singoli progetti più gli agenti.

Un’esperienza formativa, una conferma delle dinamiche dei progetti partecipativi di successo. La dimostrazione che la ricchezza che nasce dalla diversità non è un concetto banale, ma un esempio da applicare.

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Immagini scattate da me a Let’s Co, tratte dalla pagina Facebook di Trivioquadrivio e dal sito ufficiale di LEGO Serious Play. Video tratti dal canale YouTube di Luca Perugini.

Il 2 aprile 2011 con il post Welcome to your show nasceva Partecipative, il blog sui progetti realizzati con la complicità dell’utente finale come dichiara la tagline.

Da allora ho pubblicato 64 articoli suddivisi in 51 categorie. Vi ho parlato principalmente di piattaforme partecipative, di co-creazione, musica, user generated contents, communitycrowdsourcing che sono le mie passioni di sempre. Ho anche riaperto gli archivi di 500 wants you.

Le visite sono state significative per un blog così di nicchia, oltre 16mila con una punta di 381 il 21 gennaio quando ho pubblicato il post LEGO: il futuro del brand passa dal Crowdsourcing e dalla Co-creazione, secondo nella classifica delle preferenze dei lettori con 681 visualizzazioni ma primo nel numero di commenti. Il post più letto è Evasori.info: il sito che dal 2008 mappa l’evasione fiscale in Italia su base volontaria. con 1093 preferenze, post che ha dato vita anche alla prima intervista esclusiva di Partecipactive: Complici nel cambiamento, non nell’evasione fiscale. Intervista al creatore di Evasori.info.

Oltre a quelli citati, i miei post preferiti, sono quello che parla di Amazon Mechanical Turk: il lato umano e l’utilizzo creativo di un crowdsourcing marketplace e della fantasia del digital artist Aaron Koblin, la storia incredibile di Myfootballclub (la prima online community a possedere una vera squadra di calcio)., l’ironico progetto partecipativo di una delle più insolite band di tutti i tempi Devo: dopo l’album realizzato insieme ai fans, il video interattivo dove ogni utente è il regista. e quello dell’italianissimo Lost in Google: la web serie dove quello che succede lo decidi tu.

Buon compleanno, ringrazio di cuore tutti i lettori.

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La foto in apertura è tratta dal sito di HAF (High Atlas Foundation), una fondazione che promuove lo sviluppo partecipativo in aree disagiate del Marocco coinvolgendo i beneficiari come partner attivi in ogni fase del progetto di sviluppo. 

Un giocattolo, per rimanere protagonista a oltre 50 anni dalla sua invenzione, deve non solo essere un esempio di innovazione capace di adattarsi alle esigenze di un pubblico che cambia generazione dopo generazione, ma anche di strategie di marketing innovative e al passo con i tempi. Solo così, oltre a sopravvivere a se stesso, può diventare un elemento forte dell’immaginario collettivo capace addirittura di influenzare arte e cultura.

Per capire perchè LEGO rappresenti una case importante per Partecipactive (nessuno dei nuovi trend utilizzati dalle aziende di successo come crowdsourcing e co-creazione viene tralasciato dall’azienda danese) ripercorriamo brevemente la storia di LEGO concentrandoci sull’innovazione costante del prodotto e sulle tecniche di marketing adottate.

Ma prima una curiosità: lo sapevate che si calcola che dal 1958, anno in cui fu studiato e messo in commercio (nella forma che tutti conosciamo) il primo mattoncino LEGO, siano stati prodotti oltre 400 miliardi di pezzi? 62 per ognuno delle persone che attualmente popolano il nostro pianeta?

Se siete di quelli a cui la storia piace impararla dai cartoni animati, qui ce n’è uno realizzato per gli ottant’anni di LEGO Group, che racconta l’azienda dagli esordi ai primi 10 anni in compagnia dei mitici mattoncini.

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LEGO e innovazione.

Se il successo dei mattoncini LEGO, seppur tra alti e bassi, non si è mai arrrestato lo si deve all’innovazione tecnica e all’esplosione della gamma dei suoi componenti. Oltre alla creazione di un vero e proprio “sistema di gioco” capace di adattarsi a tutti gli aspetti del momento: dalla creazione di semplici casette con giardino quando le persone desideravano avere la propria, fino alla realizzazione di moduli lunari comandati dal PC quando alle persone piaceva sognare e sperimentare con le nuove tecnologie.

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Nel 1958 con i mattoncini si potevano realizzare villette con giardino, nel 1961 furono introdotte le ruote per realizzare semplici treni e le prime auto, nel 1974 le prime figure umane capaci di popolare quanto creato fino allora. Nel 1975 ingranaggi, differenziali, cremagliere, leve, assi e perni, per costruire modelli realistici come automobili con sospensioni, sterzo, cilindri e pistoni. Nel 1979 i primi set spaziali, i primi animaletti e addirittura un kit per costruire i propri gioielli. Nel 1986 appaiono i kit con luci, suoni e trasformatori controllati anche dai PC e nel 1989 i classici personaggi abbandonano gli eterni i sorrisi con la serie dedicata ai Pirati. Viene anche introdotto il colore verde nei mattoncini, evitato fino ad allora, affinchè il pubblico non creasse mezzi militari.

Negli anni ’90 arrivarono le prime serie sotto licenza, e come è facile intuire, è il marketing che sfrutta i temi in voga per realizzare kit e storie dedicate a film di grande successo. La prima è dedicata a Star Wars, poi negli anni 2000 i Pirati dei CaraibiToy’s Stories, Sponge Bob, Harry Potter, Prince of Persia e molte altre. La timeline completa è su Wikipedia (qui).

LEGO e i suoi uomini di marketing, non si sono mai fermati per stare al passo con i tempi e continuare a creare interesse attorno ai propri dell’azienda danese. Hanno creato i parchi tematici LEGOLAND in Danimarca, in Germania, negli Stati Uniti e in Inghilterra, negozi monomarca dove è possibile acquistare quantità a piacere di un dato mattoncino, campionati mondiali di costruzione, diversi videogame, pubblicazioni editoriali, serie animate in DVD e un film in uscita per metà febbraio 2014: The LEGO Movie.

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Nel 2011, con Life of George, LEGO va oltre alle precedenti applicazioni per iPhone e segue i principî della Gamification, creando un kit di costruzione corredato da un’applicazione per iOS e Android, basato su un principio semplice e riassunto perfettamente nell’assunto: Build, Scan, Score.

Quest’ultimo esempio, di poco meno di un anno fa, dimostra quanto LEGO sia orientata verso il futuro con tutte le possibilità offerte dall’innovazione e dall’integrazione di media differenti.

Nel video che segue, il progetto – vincitore di un Leone d’Oro al Festival della Pubblicità di Cannes – è spiegato in tutti i dettagli.

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Ma esiste un modo di innovare che riguarda solo aziende illuminate e che va in direzione di quello che ci piace di più: il coinvolgimento degli utenti, per creare insieme a loro, i propdotti ideali da acquistare.
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LEGO e Co-creazione.

Nel 2008 il brand LEGO si è aperto alla Co-creazione, invitando i suoi utenti a progettare nuovi kit utilizzando la social creation platform giapponese Cuusoo, realizzando il website project-to-product LEGO Cuusoo. A metà del 2011 la piattaforma è stata aperta anche a utenti al di fuori del Giappone ed è di fatto diventata internazionale, ma ancora in beta version.

Le modalità sono davvero semplici: un utente propone un progetto di kit che viene pubblicato nel sito e quando ottiene 10.000 preferenze dai membri della community, viene sottoposto alla giuria LEGO che decide se metterlo in produzione o meno. Al creatore del kit, vanno royalties pari all’1%.

Fin’ora è successo tutte le volte che un progetto ha ottenuto le 10.000 preferenze. Ci mancherebbe che la giuria non tenesse conto dei gusti della gente – visto che la piattaforma serve a questo – come è successo per la creazione della nuova versione del Nokia Tune.
Ricordate? Ne ho parlato qui.

I primi due kit messi in commercio sono quelli pre-2011 e sono dedicati alla community che li ha voluti, quella giapponese. Si tratta del sommergibile per grandi porofondità DSV Shinkai 6500, e della sonda spaziale giapponese Hayabusa.

Ecco i due kit in produzione:

Ma è soprattutto sul primo progetto che LEGO (tramite il blog legato alla piattaforma LEGO Cuusoo) annuncia la sua soddisfazione per un progetto realizzato insieme ai suoi fan:

There are three world firsts in the LEGO® Shinkai 6500.
1. It is the first product born from the LEGO® CUUSOO Web site.
2. It was created after a regular Japanese user posted the idea and it was voted on by consumers. (Regular products are developed in LEGO based on consumer data.)
3. It comes with an explanatory pamphlet explaining the product package, development background, JAMSTEC, the Shinkai 6500, submarines, undersea life and product development background in Japanese (Regular LEGO® products only come with English-language instructions.)

Il primo progetto nato invece grazie all’apertura internazionale della piattaforma (e al momento della scrittura di questo articolo al vaglio della LEGO Jury) è legato al videogame Minecraft. E’ anche il progetto che ad ora ha ottenuto nel minor tempo il raggiungimento delle fatidiche 10.000 preferenze. Come poteva essere diversamente visto che lo stesso videogame è stato ispirato da LEGO?

La co-creazione è fondamentale per aziende che vogliono commercializzare prodotti che sicuramente incontreranno i favori del proprio pubblico. Come potrebbe essere diversamente con queste modalità?

LEGO e Crowdsourcing.

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All’inizio del 2011 LEGO affida ai suoi fan la creazione in crowdsourcing di banner tramite la piattaforma Builders of Infinity: 728 x 90 pixel di creatività per promuovere il brand tramite un jump ‘n run game. Un banner interattivo creato dagli stessi utenti da mettere in rotazione nei siti pianificati da LEGO.

Il progetto, ideato dall’agenzia tedesca Plan.net, ci dimostra ancora una volta che i fan sono a disposizione se li sappiamo ingaggiare come si deve. E con un reward che è la creazione stessa del banner, possibile solo se il brand è forte come LEGO.

Molto esempi di User Generated Advertising con i quali potete giocare – ad ogni reload della pagina un nuovo esempio –  li trovate su Bannerblog (qui). Ogni banner ha il nome del creatore e la classifica relativa a chi ci ha giocato. Il progetto ha vinto un Silver Lion nella categoria Direct a Cannes 2011.

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LEGO nell’immaginario collettivo, nella cultura e nell’arte.

LEGO non ha rappresentato solo un modo di giocare che ha coinvolto il mondo da più di 50 anni, ma uno stile che è entrato nell’immaginario collettivo, nella cultura e nell’arte. E’ doveroso chiudere out of topic questo post solo per gli esempi che si possono trovare in rete semplicemente digitando “LEGO” in Google images e leggendo quello che c’è in Wikipedia nell’ultimo paragrafo dedicato a LEGO. E’ sicuramente vero che i famosi mattoncini ormai fanno parte di tutti noi e molto di più di quello che immaginiamo. Possiamo tranquillamente parlare dell’estetica dei LEGO.

Ecco alcuni degli esempi più curiosi:

  • il video di The White Stripes – “Fell in Love with a Girl” – con regia di Michel Gondry (qui);
  • i diorami e gli episodi della bibbia del “Reverendo” Brendan Powell Smith in “The Brick Testament” (qui);
  •  le opere dell’artista italiano Stefano Bolcato che dipinge dei tableaux vivants con personaggi LEGO coinvolti in fatti di cronaca (qui);
  • la replica della Volvo XC90 realizzata completamente con i LEGO (qui);
  • le immagini della campagna (forse fake) LEGO 4 adults di Jean Yves Lemoigne (qui);
  • la LEGO House costruita da James May, presentatore di Top Gear (qui);
  • le LEGO Stilettos shoes, le scarpe dell’artista Finn Stone (qui);
  • i LEGO Glasses, gli occhiali forse ufficiali commercializzati in Giappone (qui);
  • gli oggetti per la casa LEGO Kitchen Crafts (qui);
  • le opere d’arte ispirate a LEGO e Mc Donald’s dell’artista giapponese Sachiko (qui);
  • il Super Hero Movie Maker per iPhone (qui), la versione moderna del LEGO Studios (che conteneva una webcam, software per registrare video su computer, bacchette di plastica trasparente per muovere i personaggi, e un ometto somigliante al regista Steven Spielberg) per replicare il successo delle interpretazioni di film famosi “girati” con i LEGO da parte dei fan;
  • La serie di spot (Confused.com, Premier Inn and BT) ricreati interamente in LEGO per il canale UK ITV (qui) realizzati in occasione del lancio di The LEGO Movie.

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