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Da alcune settimane seguo l’avventura di Uribu e sono in contatto con i creatori della piattaforma partecipativa dove documentare e denunciare abusi, ingiustizie, sprechi e malaffare di ogni genere. Un mix tra Wikileaks e Striscia come ha sostenuto qualcuno.

Ne ho scritto qui (continuando il percorso iniziato promuovendo piattaforme come Evasori.info o applicazioni come Tassa.li) convinto che questa sia la strada da percorrere se davvero vogliamo cambiare qualcosa e dimostrarci un paese civile, dove – pretendere che ci sia rilasciato uno scontrino dopo che abbiamo bevuto un caffè o un comportamento civile parcheggiando l’auto – siano la chiave di un successo a favore di tutti.

Uribu è stata creata da 4 ragazzi. Il più “vecchio” ha 23 anni. Andrea (uno dei quattro), ha risposto alla mia intervista grazie a Facebook. E’ davvero importante sapere come la pensano le nuove generazioni.

Perché a dei ragazzi giovani come voi è venuto in mente un progetto come Uribu? Volete forse cambiare il mondo? ☺

Ci è venuto in mente questo progetto perchè crediamo che internet possa essere una risorsa che non si deve ridurre a Facebook o Twitter, ma che può e deve portare benefici a livello sociale. Uribu potrebbe fare la sua parte.

Spesso pare che il senso civico sia qualcosa old style. Ai miei tempi a scuola avevamo “Educazione civica” e ci insegnavano a pagare il biglietto del tram, a cedere il posto alle vecchiette, a non buttare le cartacce e a non parcheggiare sulle strisce. Le insegnano ancora queste cose a scuola?

A scuola almeno alle superiori non insegnano educazione civica, forse perchè nella nostra società ci è rimasto ben poco di civico.

Sei crudo ma fai capire bene come vanno le cose, peccato. Il vostro progetto spinge ad agire: è merito di Wikileaks, della scuola o dell’educazione che avete ricevuto dai vostri genitori?

Probabilmente Wikileaks è stato un buono spunto, i genitori secondo me fanno la loro parte, ma è la cultura che ti fai che ti rende una persona socialmente utile. La scuola è l’ultimo posto dove puoi imparare il comportamento, anche se è triste, è la mia personale opinione.

Voi siete praticamente digital natives: persone cresciute con Internet in casa, smartphone in tasca e Striscia e le Iene in TV, vi hanno in qualche modo influenzato questi aspetti nel vostro progetto?

Con l’era digitale e con la tv le menti di noi giovani sono cambiate forse in bene o forse in male. Sicuramente, parlando per me, tutto questo mi ha aiutato ad aprire la mente e forse anche grazie alla tv spazzatura ho capito quanto sia bello essere indipendenti qui su Internet e scegliere con cura quello che realmente sento di dover conoscere.

Quando avete parlato di Uribu ai vostri coetanei che vi hanno detto? “Fatevi i cazzi vostri” o vi hanno apprezzato e hanno visto in voi dei ‘paladini’? Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano davvero le nuove generazioni su progetti di denuncia come il vostro.

Tutti i nostri amici sono dalla nostra parte e questo è importante, ma non fondamentale. Le mie scelte non devono mai essere condizionate da nessuno.

Probabilmente la nostra generazione è frutto della società moderna, sarà veramente una scommessa vedere se anche i nostri coetanei la pensano come noi.

Qual’è il vostro pensiero nei confronti del rispetto della privacy dei cazzoni che parcheggiano il SUV sulle strisce pedonali. Pubblicherete la targa o la oscurerete? Come avete deciso di comportarvi riguardo a questi aspetti?

Sulla gestione della privacy stiamo ancora discutendo. Durante il lancio la categoria “infrazioni stradali” non ci sarà perchè stiamo valutando i rischi che potrebbero portare, vorremmo evitare una chiusura del nostro portale da parte della autorità competenti. Ci sono però altre sorprese, ma non voglio aggiungere altro.

Avete deciso di restare anonimi, almeno fino ad ora, perchè?

Abbiamo deciso di rimanere anonimi soltanto per un fatto personale, non ci piace essere al centro dell’attenzione.

Ottimo, sicuramente rafforzerà il coinvolgimento degli altri.

E ora veniamo all’aspetto meno importante, ho promesso ai miei lettori di chiedervi (se fossi riuscito a contattarvi) da cosa deriva il nome Uribu, potete raccontarcelo? Sapete dal mio articolo (qui) che ho un’opinione, avrò mica indovinato?

In francese la parola civetta è ‘hibou‘, abbiamo così fatto una leggera modifica e abbiamo trovato carino ‘uribu’. E’ semplice da ricordare ed è facilmente pronunciabile, insomma il nome è importante e deve rimanere impresso sicuramente ‘hibou’ non sarebbe stato il massimo.

Andrea, non ho indovinato, “in plURIBU unes” presente nei dollari, era completamente fuori strada!

Grazie dell’intervista e a presto, ma quando?

Sentiamoci, così ti lascio prima dell’uscita un account per fare il beta tester :) [:)]

Fatto! Non vedo l’ora! Grazie ancora.

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[UPDATE] Il sito di Uribu è ora online.

Qualche giorno fa mi è stata segnalata la nascita di Uribu, la piattaforma partecipativa dove documentare e denunciare nel completo anonimato abusi, ingiustizie, sprechi e malaffare di ogni genere. Queste le intenzioni dalle parole dei creatori:

In Uribu si possono segnalare in maniera del tutto anonima soprusi o malfunzionamenti di servizi pubblici e privati. Esistono specifici form dedicati ognuno ad assolvere alle segnalazioni inerenti una specifica area tematica: ad esempio quelli per i trasporti pubblici, quello per la sanità, per l’istruzione o per le infrazioni stradali, come un suv che parcheggia su uno scivolo per disabili, e così via”.

Su Partecipactive non è nuovo alla recensione di piattaforme di denuncia online dove i cittadini si mostrano proattivi nella ricerca di un cambiamento civico possibile. Abbiamo parlato di TAGRS (qui) l’app contro i graffiti tag, di Tassa.li (qui) e di Evasori.info (qui) dove denunciare in forma anonima l’evasione fiscale. Del primo sito di geotag dell’evasione: Evasori.info, Partecipactive ha intervistato il creatore (qui) per capire anche quali sono le motivazioni che danno origine a progetti come questi.

La piattaforma Uribu è ancora all’inizio, sarà attiva a gennaio 2012 e nella home page si leggono ora le intenzioni dei creatori. Viene richiesta l’email per sapere in anteprima quando la piattaforma sarà live. Intanto Uribu è molto attiva su Facebook (qui) e Twitter (qui).

La notizia si è propagata in rete velocemente come è per ogni buona idea. Luca Pautasso su Linkiesta ne ha parlato per primo (qui) raccontandoci la storia di 4 ragazzi (Andrea, Carlo, Alessio e Andr3a92) con un’età tra 17 e 23 anni e li ha intervistati mettendo in risalto le loro fresche e oneste motivazioni. Dario D’Elia per Tom’s Hardware ha intervistato (qui) uno dei quattro moschettieri evidenziando alcune ingenuità nel progetto soprattutto nei confronti della Privacy e che sicuramente verranno corrette. Ne avevo parlato anche io per l’eccessiva precisione del geotag di Tassa.li (qui).
Forse a volte servono davvero dei fratelli maggiori, come sostiene D’Elia, per evitare che un buon progetto si trasformi in boomerang per eccessiva trasparenza. Dopotutto anche Striscia La Notizia, Le Iene e Mi Manda RaiTre, oscurano le facce dei malfattori!

L’intento è ottimo, ma per portare avanti un progetto così ci vogliono soldi e quindi il progetto va a caccia di mecenati, anche attraverso PayPal:

Già prima di nascere Uribu ha avuto problemi economici. I server costano. E anche la gestione del sito, per quanto cerchiamo di ridurre al minimo le spese facendoci tutto da noi.”.

Se fosse per me, il 5 x mille lo destinerei solo ad attività come queste.

P.S. Ma perchè Uribu si chiama così? Io penso che sia la parte centrale di “E plURIBUs unum”, il motto degli Stati Uniti, ma forse è un’intuizione sbagliata. Magari è il nome di una civetta o altro che non ho trovato su Google. Prometto che se uno dei 4 ragazzi risponderà alla richiesta di intervista che gli farò ora su Facebook glielo chiederò.

[UPDATE] L’intervista ai ragazzi di Uribu è qui.

[UPDATE] Il sito di Uribu è ora online. Vai qui.